Il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto alla fine di Giugno un accordo politico provvisorio sul testo della Direttiva sul rapporto societario di sostenibilità. La proposta è concepita per colmare le lacune esistenti nelle norme sull’informativa non finanziaria che ostacolano la transizione verso un’economia sostenibile.
La Direttiva relativa al rapporto societario di sostenibilità introduce obblighi di rendicontazione e comunicazione più dettagliati su tutti gli aspetti relativi alla sostenibilità, come la Governance, i diritti umani, gli aspetti ambientali e l’etica di business.
La Direttiva richiede alle imprese la divulgazione di informazioni con una forte attenzione alla valutazione dei rischi attuali e potenziali che possono causare impatti avversi sugli Stakeholders (forward looking) e un crescente livello di dettaglio sugli impatti di breve, medio e lungo termine non solo sulle persone e sull’ambiente ma anche e soprattutto sulle performance finanziarie. Ne deriva una rivoluzione copernicana sul modo di raccogliere, divulgare e verificare i dati.
La Direttiva rimanda a nuovi standard di rendicontazione della sostenibilità che l’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group) è stato incaricato di predisporre e approvare.
Il rapporto societario di sostenibilità dovrà essere allegato al bilancio, avrà lo stesso valore dei documenti contabili (conto economico, stato patrimoniale e nota integrativa).
Per questo motivo la Direttiva prevede l’obbligo di certificazione del rapporto di sostenibilità da parte di revisori o da un organismo accreditati (spetta allo Stato membro concedere questa possibilità).
Un’altra importante novità risiede nel fatto che il rapporto societario di sostenibilità si applica anche a imprese non europee (entro certi limiti) e dovrà essere anch’esso certificato da un revisore o un organismo accreditato.
Con questa Direttiva l’Europa spinge decisamente l’acceleratore sul piano della trasparenza delle informazioni sula sostenibilità comunicata dalle imprese a beneficio di investitori, consumatori, buyers che potranno finalmente scegliere le imprese in base a dati più credibili e verificati sugli aspetti e rischi di Governancce, diritti umani, salute e sicurezza, ambiente e business ethics.
A chi sono destinate le norme
Le norme dell’UE in materia di informazioni di carattere non finanziario si applicano a tutte le imprese con più di 250 dipendenti (oltre 40000 in Europa e 4000 in Italia) e tutte le società quotate in mercati regolamentati. Queste imprese sono anche responsabili della valutazione delle informazioni a livello di imprese figlie.
Le norme si applicano anche alle PMI quotate, tenendo conto delle loro specificità. Per le PMI sarà possibile una deroga (“opt-out”) durante un periodo transitorio, il che significa che esse saranno esentate dall’applicazione della direttiva fino al 2028.
Per quanto riguarda le imprese non europee, l’obbligo di presentare una relazione sulla sostenibilità si applica a tutte le imprese che realizzano ricavi netti delle vendite e delle prestazioni superiori a 150 milioni di EUR nell’UE e che hanno almeno un’impresa figlia o una succursale nell’UE. Queste imprese devono fornire un’informativa sui loro impatti ESG, vale a dire le sfide ambientali, sociali e di governance definite nella direttiva.
Data di validità delle norme
La Direttiva entrerà in vigore gradualmente:
- 1º gennaio 2024 per le imprese già soggette alla direttiva sulla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario
- 1º gennaio 2025 per le grandi imprese attualmente non soggette alla direttiva sulla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario
- 1º gennaio 2026 per le PMI quotate, gli enti creditizi piccoli e non complessi e le imprese di assicurazione captive
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