Claudia Franceschelli è vicepresidente dell’associazione Diligentia ETS ed è coordinatrice di una commissione tecnica sulla parità di genere dell’Associazione.
Gli obiettivi della parità di genere definiti a livello nazionale e internazionale a partire dall’Agenda ONU 2030, costituiscono una spinta e uno stimolo senza precedenti per colmare quel divario che, stando al Rapporto sulla parità di genere del World Economic Forum (WEF, 2021), permane ancora forte anche in paesi avanzati come quelli del nord Europa.
Nell’ambito del PNRR si inserisce la «Missione5» che «sostiene non solo empowerment e l’imprenditoria femminile ma il raggiungimento della equità tra generi, nonché le azioni per contrastare ogni forma di discriminazione fondata sul gender”.
Per realizzare queste finalità, la Missione è supportata da strumenti normativi fra i quali la L.n.162/2021, che ha implementato il D.lgs.198/2006 (cd. «Codice delle pari opportunità») dell’articolo46-bis «Certificazione della parità di genere» allo scopo di attestare le politiche e le misure adottate dai datori di lavoro per ridurre il «divario di genere in relazione alle opportunità di crescita in azienda, alla parità salariale alla parità di mansioni e alle politiche di gestione delle differenze di genere e alla tutela della maternità». È qui che si inserisce la «Prassi di riferimento UNI/PdR 125:2022 con la quale sono stati definiti i criteri e requisiti funzionali all’ottenimento della certificazione. Io ho partecipato al tavolo UNI della Prassi come CONFAPID gruppo imprenditoria femminile CONFAPI e all’interno della commissione ho portato non solo il punto di vista femminile ma anche le ragioni delle PMI.
La mission di Diligentia è la promozione della responsabilità d’impresa e dello sviluppo sostenibile in tutti i suoi aspetti (governance, sociali, ambientali, sicurezza ed etica di business).
Obiettivo della commissione è definire percorsi di diffusione di informazioni e notizie sul quadro normativo che disciplina la parità di genere, sottolineando la necessità e i vantaggi della certificazione della parità di genere e gli strumenti finanziari e agevolativi per le imprese che intraprendono un percorso per l’adeguamento ai criteri indicati nella PdR 125. La commissione predispone strumenti e guide di orientamento utili per le imprese che hanno già intrapreso il percorso o vogliono intraprenderlo.
La prassi di riferimento UNI che è una linea guida per misurare le politiche e valuta come queste si sono tradotte in risultati, quali le aree di miglioramento e dove focalizzare un piano d’azione, tutto ciò attraverso un paniere di KPI definiti su 6 aree tematiche. Stabilisce inoltre l’impostazione di un sistema di gestione sulla parità di genere all’interno delle aziende per rendere ripetibili Pianificazione Processi Organizzazione\risorse monitoraggio e miglioramento. In questa prassi, a differenza di altri schemi per i “sistemi di gestione”, si parte dai KPI; Se l’azienda non ottiene uno score minimo non può accedere alla certificazione. Il concetto di Misurazione valutazione e miglioramento è dunque insito nella linea guida e ne è il volano”.
Gli indicatori sono stati definiti sulla base di sei aree tematiche: cultura e strategia, governance, processi HR, opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda, equità remunerativa per genere, tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro.
Come commissione Diligentia “Ci siamo però resi conto – continua Claudia Franceschelli – che dovevamo arrivare a una guida di orientamento che spiegasse bene il concetto di parità di genere e con essa, naturalmente, la sostenibilità. L’Italia ha ancora un gap rilevante di due tipi: empowerment femminile e imprenditoria femminile. Sull’empowerment entra fortemente in gioco la prassi e le politiche che il datore di lavoro deve approcciare per la parità di genere nella propria azienda.
La parità di genere è ormai entrata nella sfera delle strategie di impresa: il sistema normativo attuale è orientato verso un sistema premiale per le aziende che dimostrano di essere virtuose sulla gestione, appunto, della parità di genere. La sostenibilità non è solo una prerogativa di imprenditori e CDA virtuosi ma è ormai una questione di sopravvivenza per le imprese”. Sono molti infatti le parti interessate che chiedono evidenze e rating certificati dei livelli di sostenibilità e nello specifico della Prassi delle politiche di genere adottate dal datore di lavoro .
Come si inserisce Diligentia in questo percorso? “Noi come Diligentia ci rivolgiamo alle imprese e agli enti che dovranno sostenere un sistema di welfare, sostenere l’empowermet, promuovere iniziative e politiche di genere sui territori – afferma la vicepresidente. Con questa commissione metteremo a disposizione degli strumenti utili per imprese, associazioni di imprese e consorzi, enti pubblici e Consigliere di parità per cominciare a disegnare quale sia il grado di consapevolezza sul tema all’interno dell’azienda e sui territori”.
La prassi tramite gli indicatori è certamente una guida, tuttavia, soprattutto su due delle aree (sostegno genitorialità e conciliazione vita lavoro) esistono delle problematiche molto più evidenti nelle PMI. In primis, la poca conoscenza degli strumenti di welfare soprattutto se andiamo oltre il welfare aziendale di secondo livello. Gran parte delle buone prassi sono adottate dalle grandi aziende, mentre le piccole si trovano a combattere con diverse carenze organizzative, logistiche, di risorse e conoscenza. “Noi di Diligentia vogliamo fornire un servizio di informazione sulle buone prassi e di guida sulle opportunità – ribadisce Claudia Franceschelli – per ottimizzare risorse, ma anche mettere a disposizione uno schema di indagine in grado di testare la consapevolezza, individuare criticità, problematiche ed esigenze degli imprenditori e dipendenti. Ci proponiamo inoltre come possibile supporto per avviare un dialogo e collegamento con le istituzioni per sviluppare progetti.
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